di
Francesco
Zanotti
Rileggiamo la
storia di Galileo e poi parliamo del management.
Per parlare di
Galileo, riporto un brano dalla seguente pubblicazione.
Osservare il cielo . Cannocchiale ed occhi aristotelici ai tempi di Galileo.
A cura di Sandro Bulgarelli, Alessandra Casamassima, Francesco Gentiloni e
Maria Paola Mascia. Pubblicato dalla Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”.
Brano di pag. 9.
Il cambiamento di un paradigma è un processo complesso e difficile, nel
corso del quale sono assai rilevanti le resistenze, ideologiche e psicologiche,
dei sostenitori del modello in crisi. Di fronte alle osservazioni di Galileo le
reazioni avverse da parte di molti astronomi si basarono su diverse e
particolari argomentazioni. Martin Horki pubblica a Modena nel 1610 una “Brevissima
peregrinatio contra Nuncium Sidereum”, sostenendo che gli astri medicei sono
inesistenti come la quadratura del cerchio e la pietra filosofale. Quelle
stelle non sarebbero altro che l’immagine raddoppiata, triplicata o
quadruplicata di Giove a seconda dell’inclinazione del cannocchiale. Francesco
Sizzi ritiene impossibile l’esistenza di quattro nuove stelle, per il semplice
fatto che avrebbero portato a undici il totale degli astri, il cui numero
necessario è sette. Cristoforo Clavio tace, Giovanni Antonio Magini si astiene,
mentre Cesare Cremonini, semplicemente,
si rifiutò sempre di guardare dentro il cannocchiale. L’opinione più
diffusa era che le immagini viste attraverso le lenti fossero pura illusione e
non corrispondessero a oggetti realmente esistenti. Qualcuno insinuò che
Galileo fosse in realtà espertissimo nell’arte di creare effetti magici.
E il management? Oggi semplicemente si rifiuta di guardare dentro il “cannocchiale”
delle scienze umane e naturali. E, così facendo, ripropone il management della
leadership, delle competenze, della formazione, del controllo, della selezione,
della pianificazione, dei valori. Amici dai ... che mal c’è a dare un’occhiatina
dentro i cannocchiale? Galileo ha scoperto mondi straordinari.
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