di
Francesco Zanotti
Si definiscono gli obiettivi e poi si cercano i mezzi migliori per
raggiungerli. Guidati dalla razionalità di causa ed effetto.
Tutti d’accordo vero?
Invece …
Va beh innanzitutto, è diffusa la conoscenza/consapevolezza della razionalità
limitata che impedisce il trovare una razionalità ideale. Il rapporto mezzi
fini, cioè causa ed effetto è razionale .. solo pressappoco. E già questo
dovrebbe insospettire.
Ma Luhmann dice di più. Dice che la scelta degli obiettivi è determinata da
ragioni “interne” al gruppo che compie questa scelta. Tecnicamente: è un by-product
dell’autopoiesi di questo gruppo.
E la scelta degli obiettivi ... idem come sopra. E’ guidata dall’autopoiesi
interna del gruppo che compie questa scelta. E’ un by-product dell’autopoiesi
di quest’altro gruppo.
Il rapporto tra questi due by-product? Del tutto casuale. A caso, non a
causa.
(Niklas Luhmann. Organizzazione e decisione. Bruno Mondadori 2005 pag.
17-20)
Ora, però, il sospetto diventa più forte: ma perché si fa finta che la
scelta dei fini e dei mezzi sia guidata da una razionalità infallibile? Forse perché
conviene a chi fa questa scelta?
Speriamo di no! Speriamo che si continui nella retorica mezzi fini in buona
fede.
Che fare in alternativa? Se davvero un manager credesse nella competizione
dovrebbe cercare questa alternativa per piantarla di gestire attraverso falsi
miti e dovrebbe tenersela stretta senza rivelarla ai concorrenti. E dovrebbe
temere che i concorrenti la scoprano per primi.
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