di
Francesco Zanotti
Dite ad uno che è un talento. Che ha quel qualcosa di misterioso e
pregevole che la natura concede ad alcuni e ad altri no! Dite a qualcun altro
che è un manager di successo. Dite ad un terzo che la sua esperienza è immensa.
Dite tutte queste cose a questi tre signori, diteglielo spesso e
pubblicamente ed avrete costruito tre narcisi che si considereranno “imparati”. Che si guarderanno continuamente intorno per avere conferma di quanto sono bravi e belli. Che
si faranno vanto di snobbare la conoscenza. E continueranno a prendere a
martellate il televisore convinti che sia il teatrino delle marionette.
Dite loro, invece, che viviamo in un mondo dove stanno cambiando radicalmente
le conoscenze che ci hanno fatto parlare, confondendoci, di talenti, campioni
ed esperienza.
Non ci sono talenti, ma uomini che vanno valorizzati, uomini che riescono
ad avere eclatanti successi solo in casi specifici, uomini che devono pensare a
costruire nuove esperienze fondate su nuove conoscenze. Uomini affamati di
nuova conoscenza, solidali e innamorati di un nuovo futuro per tutti.
Lasciatemi una speranza che qualcuno, cercatore di talenti perché convinto
di esserlo, mi spieghi quali sono le basi scientifiche su cui poggia la sua
convinzione che esistono talenti. Ma non è una speranza irrealizzabile: come
può essere interessato alla scienza chi è “imparato”?
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