di
Francesco Zanotti
Cambiare è cambiare linguaggio. Deve cambiare il suo linguaggio di
riferimento chi vuole governare una organizzazione.
Facciamo un esempio: usiamo il linguaggio dei sistemi autopoietici.
Usiamolo e scopriremo mondi nuovi. Guarderemo alla nostra organizzazione in
modi radicalmente diversi. Scopriremo che non ha senso parlare di “comunicazione”.
Scopriremo che la nostra organizzazione è fatta da tanti sistemi autopoietici (quanti
sono i gruppi di lavoro) che non comunicano e non possono comunicare tra di
loro. Sistemi autopoietici diversi non comunicano tra di loro, ma si irritano.
Anche il management si costituisce in sistema autopoietico. Le sue azioni di
comunicazione o di cambiamento di norme e procedure “irritano” l’organizzazione.
Meglio: i diversi sistemi autopoietici che costituiscono una organizzazione.
Ognuno si irrita in modo diverso.
Se si organizza un evento formativo o un gruppo di cambiamento, si crea un
sistema autopoietico che acquista vita propria e “irrita” l’organizzazione in
modi imprevedibili.
Una domanda sorge spontanea: le nostre organizzazioni sono solo anarchie
composte di sistemi autopoietici ognuno dei quali va per la sua strada?
E subito dopo ne sorge una seconda: se si può solo irritare, che senso ha
parlare di governo, di management?
Per rispondere a queste domande abbiamo predisposto un libro che è
costituito dalla traduzione (fatta da Luciano Martinoli e da suo figlio Lorenzo)
di un Libro di Hans-Georg Moeller sul pensiero di uno dei più grandi sociologi
del secolo scorso: Niklas Luhmann. E da una mia appendice che cerca di usare e “completare”
il pensiero di Luhmann per rispondere alle domande che ho appena proposto.
E’ edito da IPOC. E’ acquistabile anche on line sul sito di IPOC. Verrà presentato Giovedì 11 febbraio presso l’Università
di Modena. Sulla sinistra di questo post il lettore troverà tutte le indicazioni
sul libro e sull’Evento al quale sarà presente il prof. Moeller.
Nessun commento:
Posta un commento