di
Francesco Zanotti
“Paradigma” è, forse, un parolone. Parliamo allora più semplicemente di “pensiero prevalente”.
Il pensiero prevalente è che l’organizzazione segua la strategia. Debba
essere progettata per realizzarla. Debba essere finalizzata alla strategia.
Io penso che occorra invertire questo “paradigma”.
E per illustrare come questa inversione sia possibile, racconto la storia
della OMI “Officine Reggiane”. E qualche altro.
Siamo negli anni 1949 e 1950. In quegli anni è nata dal basso una protesta
vivace contro il processo di smantellamento di una industriale bellica che non
si voleva riconvertire. Protagonista di questa “resistenza allo smantellamento”
è stata la CGIL di Giuseppe di Vittorio.
Non si è trattato solo di un movimento di resistenza e di protesta. Gli
operai si sono fatti carico di una proposta industriale precisa. Nata dal
basso.
Nella OMI si è progettato e realizzato, da parte degli operai in lotta, un
nuovo trattore chiamato R 60 che era “l’incarnazione della volontà di costruire
un nuovo modello produttivo che sappia cerare strumenti in grado di innalzare
la capacità di lavoro delle campagne: industria ed agricoltura sono unite nel
progetto …” di promuovere l’occupazione. La citazione è dal libro di Giuseppe
Berta “la via del Nord”.
Quello della OMI non è stato un caso isolato. Anche in molte altre
industrie occupate gli operai hanno “generato la strategia”. Altri due esempi
(sempre citati dal Prof. Berta): alla San Giorgio durante l’occupazione gli
operai hanno progettato e costruito una stampatrice meccanica, all’ILVA c’è la “colata
della pace” e all’Ansaldo Meccanico il varo di un gruppo di turbine.
Questi sono casi in cui la convinzione che l’organizzazione dovesse essere
strumento finalizzato alla strategia è stato invertito: sono le organizzazioni
che hanno creato la strategia.
Poi cosa è accaduto? In un mondo ci blocchi contrapposti la ideologia ha
rovinato tutto. Quelle esperienze non sono state viste come esempi di modalità
di innovazione dal basso, ma come attacchi alla libera proprietà. E si sono
spente.
Se invece di “esperienze di autogestione” fossero state chiamate, ad
esempio, “esperienze di progettualità strategica sociale”, fossero state
presentate come “contenuto” dell’espressione “strategicità delle risorse umane”,
forse oggi avremmo un mondo migliore.
Ma siamo ancora in tempo a recuperare la figura del “Lavoratore progettuale”.
Come dicevamo, nel 2012.
http://ettardi.blogspot.it/2012/02/lavoro-una-nuova-prospettiva-possibile.html
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