di
Francesco Zanotti
Ma che è sta cosa? “Carneade chi era costui?” “L’epistemologia
che è costei?
E, soprattutto, che c’entra con i problemi dello sviluppo
delle imprese? C’entra perché l’epistemologia di una persona (e le persone sono
l’asset fondamentale per costruire sviluppo, no?) è l’insieme delle sue
convinzioni fondamentali, quelle che guidano i suoi giudizi, la sua capacità
progettuale e relazionale, i suoi comportamenti. Quindi, non si può non tenerne
conto. Pena il non capire nulla delle persone, costruirne una immagine
superficiale ed artificiale che non permette nessuna azione efficace di
governo.
Allora è necessario porsi alcune domande rispetto alla
epistemologia. Quali sono le epistemologie possibili? Quale è più utile
adottare per avviare la propria impresa verso lo sviluppo?
Osando una semplificazione estrema, credo che possano
essere raggruppate in tre tipi.
La prima è l’epistemologia “realista”. Esiste un mondo
fuori di noi che è indipendente da noi e che è possibile osservare e conoscere.
La seconda è l’epistemologia “post-moderna”. Non so se
esiste un mondo là fuori di noi che è indipendente da noi. Quello che è certo è
che noi possiamo conoscerlo solo soggettivamente perché osservandolo e cercando
di capirlo inevitabilmente lo interpretiamo soggettivamente e contingentemente.
La terza è l’epistemologia “quantistica” (costruttivistica,
se volete). Fuori di noi vi è un immenso mare di potenzialità di mondi in
continua agitazione che dobbiamo far precipitare in qualche mondo specifico.
Si fa in fretta a capire che se un manager segue la prima
epistemologia, tenderà alla analisi ed alla formalizzazione. Convinto che le sue
analisi e le sue argomentazioni sono quelle giuste. E peste colga chi non è
d’accordo. Un macho manager ideologico, insomma
Se un manager segue la seconda epistemologia, sarà dolce
e gentile. Interessato al processo e non ai contenuti. Interessato al
benessere. Un formatore che non insegna, ma fa emergere.
Se un manager segue la terza epistemologia allora si
comporterà come un imprenditore che crea mondi.
L’ideale? E’ ovvio: un mix di epistemologie che vengono
usate in momenti diversi della vita organizzativa. Ogni scelta esclusiva ed
assoluta è dannosa. Mi serve l’imprenditore che immagina mondi futuri. Deve
avere la sensibilità post moderna di capire che questa creazione può essere
solo sociale. E, poi, deve anche diventare esecutivo perché altrimenti i sogni
restano sogni.
Nella vostra organizzazione, quale epistemologia prevale?
Nello stadio a cui è giunto lo sviluppo della vostra organizzazione quale
dovrebbe essere l’epistemologia guida?
Speriamo che la risposta non sia: boh!
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