di
Francesco Zanotti
Il Discorso di ieri di Papa Francesco ai lavoratori dell’Ilva dovrebbe
scuotere le coscienze manageriali. Certo per motivi umani ed etici profondi. Ma
anche per concreti motivi scientifici: più pericolosa dell’egoismo e l’ignoranza
spacciata per concretezza …
Questo post fa il paio (ne è il complemento) con
un altro post che il lettore troverà seguendo questo link http://balbettantipoietici.blogspot.it
Gianfranco Brunelli sul Sole24Ore
di oggi scrive “Ci sono concetti che diventano moderne dissimulazioni, come può
accadere al concetto di meritocrazia e che servono spesso per giustificare
nuove disuguaglianze”. Chi segue questo blog sa quante volte ci siamo scagliati
contro il concetto di meritocrazia. Valgano per tutti i post di luciano
Martinoli e mio
Sempre Gianfranco Brunelli
riporta poi le parole di Francesco “L’accento sulla competizione all’interno
dell’impresa, oltre ad essere un errore antropologico e cristiano, è anche un
errore economico, perché dimentica che l’impresa è prima di tutto cooperazione,
mutua assistenza e reciprocità.”
Mauro Magatti suo
Corriere, riferendo che Papa Francesco ha descritto i lineamenti di una nuova
economia più umana e più giusta, chiosa “E aggiungiamo noi anche più produttiva”.
Con grande umiltà, con
la paura di dissacrare le parole del Papa, mi si lasci arrivare alla conoscenza
(per altro citata anche dal Papa) contro l’ignoranza: difendere la dignità del
lavoratore non solo è moralmente obbligatorio, ma è anche scientificamente
necessario. E’ l’unica via per creare “valore insieme”. Perché oggi da soli non
si crea nulla. Ha pienamente ragione Mauro Magatti.
A illustrazione di
queste affermazioni riporto il testo di un altro mio post, dove parlo del
lavoratore progettuale. Concetto che risuona, forse concretizza, le parole
profetiche di Francesco
Ed ecco, per comodità
del lettore, il testo di quel post
Ma cosa fa un lavoratore in una
organizzazione? Diamine: fa quello che gli viene detto. E se non lo fa viene
redarguito. Bene, allora prendiamo un lavoratore ligissimo a tutti gli ordini.
Gli ordini che riceve non sono un programma
completo. Impongono solo alcuni comportamenti, ma poi il lavoratore deve
scegliere liberamente una serie impressionante di altri comportamenti che
coprano i buchi che i comportamenti prescritti lasciano.
Usando (essendo costretto ad usare) questa
libertà, egli costruisce quella che si definisce l’organizzazione informale: il
suo sistema cognitivo, le sue relazioni, la cultura del suo gruppo. Costruisce
tutti i giorni cose essenziali che condizionano i suoi comportamenti e, quindi,
i risultati dell’impresa.
Questa organizzazione informale è
sconosciuta ed inconoscibile dal management. Quindi non viene gestita.
Lavoratore progettuale significa che, nei
fatti, i lavoratori progettano, attuano e cambiano tutti i giorni, anche se
inconsciamente, la vera organizzazione dell’impresa.
Una progettualità reale, ma istintuale.
Quale è l’efficacia e l’efficienza di
questa organizzazione informale? Bassissima.
E’ il fatto che la qualità
dell’organizzazione informale è bassa che genera insicurezza, malessere bassa
efficacia, bassa efficacia, discriminazioni.
Allora occorre prendere atto che sono le
persone che costruiscono e cambiano tutti i giorni l’organizzazione e fare in
modo che questo processo sia fecondo e non conflittuale.
Il manager non deve decidere nulla, deve
governare processi di emergenza dell’organizzazione informale. Poi potete
buttare tutto l’armamentario di corsi, corsetti, corsettini e progetti che
interferiscono in modi non conoscibili con l’organizzazione informale. Poi
potere rivedere la logica stessa dell’assumere e del licenziare.
Ovviamente se veramente interessano cose
come l’efficacia, l’efficienza, il benessere, la sicurezza, la qualità, la non
discriminazione.
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