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lunedì 1 maggio 2017

Il lavoratore/cittadino progettuale ... oggi primo maggio

di
Francesco Zanotti
Risultati immagini per primo maggio


Tutto ha a che fare con la strategia delle imprese. E’ l’urgenza di un cambiamento strategico che definisce il nuovo ruolo dei lavoratori, non la tecnologia che è al massimo uno degli strumenti per realizzare questo cambiamento strategico.
Quale cambiamento strategico?

Innanzitutto le imprese devono cambiare (recuperandolo dal passato e rinnovandolo) il loro atteggiamento di fondo: devono tornare a progettare sistemi d’offerta (intendo i prodotti e i servizi che offrono, fino alla infrastrutture) che siano ologrammi della società futura. Come lo sono stati la lavatrice e la cinquecento. Le imprese devono essere profeti del futuro. Detto per inciso, è l’unico modo che garantisce la produzione di cassa.
Ma chi deve diventare protagonista di questa progettazione del futuro? Ma il top management o l’imprenditore, mi risponderete. E, invece, no!
Infatti le attuali classi dirigenti delle imprese sono chiuse in bozzoli autoreferenziali che li isolano dalla conoscenza e dal mondo. Se provano a riprogettare le imprese le uniche cose che sanno vedere sono una qualità sempre più astratta (che senso ha parlare di qualità quando le cose che fa l’impresa non interessano più?) e una efficienza che genera solo ridimensionamento del ruolo economico e sociale dell’impresa.
Per rivoluzionare strategicamente una impresa le classi dirigenti devono coinvolgere nello sforzo progettuale sia gli stakeholder interni che gli stakeholder esterni. Non parlo di consultazioni, votazioni, codici etici et similia. Parlo di una vera e propria delega progettuale. Il lavoratore diventa progettatore, il consumatore diventa stakeholder. Ovviamente per riuscire ad attivare un coinvolgimento progettuale è necessario che le attuali classi dirigenti imparino a farlo. Ma purtroppo, forse brutalizzando un po’, i lavoratori sono ancora e solo considerati macchine da lavoro, qualche volta paternalisticamente informate delle strategie, ma da fare gestire rigorosamente solo dal middle manager. E gli stakeholder sono considerati esterni “scocciatori” da fare gestire da specialisti comunicatori che riescono solo ad aumentare il conflitto.
Dopo queste riflessioni, mi senti di avanzare, oggi, primo maggio, una proposta: che i lavoratori chiedano al loro top management di acquisire le conoscenze e le metodologie per gestire una nuova stagione di progettualità sociale.
Insomma, non contestate le classi dirigenti, invitatele a studiare.


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