di
Francesco Zanotti
Caro amico che leggi, non te lo dimenticare mai: tu sei un talento.
Coltiva il tuo talento e non permettere a nessuno che ti dica che non lo sei.
Il dirtelo sarebbe anche una sciocchezza scientifica.
Mi piacerebbe davvero
sostenere un pubblico dibattito con i sostenutoti della talentuosità. O delle
eccellenze. Ma sarà ben difficile che accada, innanzitutto, perché i sostenitori
della talentuosità hanno paura del confronto. E poi perché la loro preparazione
scientifica è così scarsa che ogni dialogo diventerebbe difficilissimo.
In quel dibattito
sosterrei innanzitutto una tesi antirazzista. Non che gli uomini sono tutti
uguali, sarebbe troppo poco. Ma che tutti gli uomini sono dorati di potenzialità
innumerevoli, diversissime ed incommensurabili e, proprio per questo tutte
indispensabili.
Di fronte a questa
evidenza scientifica scatta una duplice responsabilità. Delle classi dirigenti
che non devono selezionare talenti, ma valorizzare unicità.
E di coloro che devono
coltivare la loro unicità perché diventi servizio e non si spenga.
Caro amico che leggi,
parafrasando un famoso proverbio africano, che tu sia classe dirigente o no,
appena spunta l’alba devi lavorare perché le potenzialità diventino futuro.
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