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martedì 2 maggio 2017

Licenziare le persone porta alla bancarotta

di
Francesco Zanotti

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Non è una mia opinione. E’ il risultato a cui porta una sperimentazione pubblicata sulla più autorevole rivista manageriale (la Harvard Business Review. Ovviamente quella “originale” non la sua versione italiana.). Ed è lo stesso risultato a cui portano le scienze naturali ed umane.

Oggi sembra non possa esistere alcun progetto di rilancio di una impresa che non passi da un rilevante “downsizing”.
Ora Michelle L. Zorn, Patricia Norman, Frank C. Butler, and Manjot Bhuss hanno scoperto che riduzioni drastiche di persone non salvano le imprese, ma aumentano (del doppio) la loro probabilità di bancarotta.
E le imprese che riescono a sopravvivere al downsizing? Bene ci riescono perché sostanzialmente giocato sulle risorse intangibili. Chi invece si è fondato sulle risorse finanziarie o fisiche non ci è riuscito.
Riassumiamo. Il meglio, per non fallire, è non buttare fuori le persone. Poi lo si può fare se si sanno usare bene le risorse intangibili. Il peggio è pensare solo alle risorse finanziarie ed ai benefici a breve che ne derivano … Ma penso che, dato il costo del buttar fuori le persone, neanche a breve vi siano tanti benefici.

Questi in breve sintesi sono i risultati sperimentali. Se poi guardiamo ai risultati proposti dalle scienze naturali ed umane si giustifica molto bene perché il “buttare fuori” (usiamo pure questa più concreta dizione)  è dannoso.
E’ dannoso perché di chi viene buttato fuori si possono conoscere solo alcune caratteristiche molto superficiali. Quelle profonde (ad esempio la titolarità di risorse intangibili) non sono misurabili. Ed allora si rischia di eliminare senza saperlo una parte importante del proprio patrimonio intangibile
E’ dannoso perché non si sa esattamente cosa facciano le persone. I comportamenti proceduralizzati sono una parte minima dei comportamenti attuati ogni giorni. E di questi ultimi comportamenti non si sa nulla. Ed allora si rischia di eliminare senza saperlo chi garantiva una parte essenziale della operatività non proceduralizzata.
E’ dannoso perché ogni persona è un nodo di una o più rete sociale interna all’impresa. Anche questa mappa della relazionalità sociale non è misurabile. Ed allora si rischia senza volerlo di buttar fuori qualcuno che fa da hub in qualche importate rete sociale.

E le banche? Stanno scegliendo la via che è sia sperimentalmente che teoricamente, la peggiore: buttano fuori le persone pensando solo ad una riduzione di costi che al massimo può dare risultati a brevissimo, ma che nel medio lungo termine porterà a guai peggiori di quelli di oggi.

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