di
Francesco Zanotti
Non è una mia opinione. E’ il risultato a cui porta una sperimentazione
pubblicata sulla più autorevole rivista manageriale (la Harvard Business Review.
Ovviamente quella “originale” non la sua versione italiana.). Ed è lo stesso
risultato a cui portano le scienze naturali ed umane.
Oggi sembra non possa
esistere alcun progetto di rilancio di una impresa che non passi da un
rilevante “downsizing”.
Ora Michelle L. Zorn,
Patricia Norman, Frank C. Butler, and Manjot Bhuss hanno scoperto che riduzioni
drastiche di persone non salvano le imprese, ma aumentano (del doppio) la loro
probabilità di bancarotta.
E le imprese che
riescono a sopravvivere al downsizing? Bene ci riescono perché sostanzialmente giocato
sulle risorse intangibili. Chi invece si è fondato sulle risorse finanziarie o fisiche
non ci è riuscito.
Riassumiamo. Il meglio, per
non fallire, è non buttare fuori le persone. Poi lo si può fare se si sanno
usare bene le risorse intangibili. Il peggio è pensare solo alle risorse
finanziarie ed ai benefici a breve che ne derivano … Ma penso che, dato il
costo del buttar fuori le persone, neanche a breve vi siano tanti benefici.
Questi in breve sintesi sono
i risultati sperimentali. Se poi guardiamo ai risultati proposti dalle scienze
naturali ed umane si giustifica molto bene perché il “buttare fuori” (usiamo pure
questa più concreta dizione) è dannoso.
E’ dannoso perché di chi viene buttato
fuori si possono conoscere solo alcune caratteristiche molto superficiali.
Quelle profonde (ad esempio la titolarità di risorse intangibili) non sono misurabili.
Ed allora si rischia di eliminare senza saperlo una parte importante del
proprio patrimonio intangibile
E’ dannoso perché non si sa
esattamente cosa facciano le persone. I comportamenti proceduralizzati sono una
parte minima dei comportamenti attuati ogni giorni. E di questi ultimi
comportamenti non si sa nulla. Ed allora si rischia di eliminare senza saperlo
chi garantiva una parte essenziale della operatività non proceduralizzata.
E’ dannoso perché ogni persona è
un nodo di una o più rete sociale interna all’impresa. Anche questa mappa della
relazionalità sociale non è misurabile. Ed allora si rischia senza volerlo di
buttar fuori qualcuno che fa da hub in qualche importate rete sociale.
E le banche? Stanno scegliendo
la via che è sia sperimentalmente che teoricamente, la peggiore: buttano fuori
le persone pensando solo ad una riduzione di costi che al massimo può dare
risultati a brevissimo, ma che nel medio lungo termine porterà a guai peggiori
di quelli di oggi.
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