"Costruire sicurezza" può essere attività paradigmatica per qualsiasi progetto di cambiamento?
Indirizzare i comportamenti, tipicità "umana", è davvero impossibile e impensabile in azienda?
Desidero parlare ancora della sicurezza sul lavoro. E lo farò ancora in futuro per dei motivi semplici e, spero, condivisibili.
Innanzitutto perchè è un "particolare" che ben illustra il "tutto". Poi perchè ci impone di cercare di comprendere davvero cosa è una organizzazione e, così facendo, finalmente capire come cambiarla. In ultimo, ma non meno importante, anzi, perchè ci sono in gioco vite umane, dunque la prioritaria preoccupazione di qualsiasi comunità umana nei confronti dei propri membri.
Se si riuscisse a fare tutto questo, il resto, ovvero qualsiasi progetto di cambiamento per qualsivoglia scopo, sarebbe un gioco da ragazzi.
Vogliamo aprire un dibattito a partire da una ricerca appena iniziata. Abbiamo lanciato lo sguardo oltre la definizione "formale e razionale" dell'organizzazione, quella nella quale si appiattiscono la maggior parte dei manager e dei consulenti. Abbiamo scoperto che siamo umani e, come tali, non ragioniamo soltanto, ma abbiamo anche altre dimensioni che influenzano i nostri comportamenti, causa prima degli incidenti, ma anche del fallimento di tutti i progetti di cambiamento . Tali dimensioni vanno esplorate, in maniera rigorosa coerentemente con la loro natura, e non trascurate perchè colpevolmente ignorate o perchè semplicemente etichettate come di non interesse per le dinamiche razionali dell'azienda.
Siamo uomini, Signore e Signori, e lo rimaniamo anche varcati gli ingressi delle fabbriche o degli uffici. Ne vogliamo tener conto una buona volta anche in azienda o preferiamo continuare a prenderci in giro pensando che basta fare procedure, essere conformi alle norme, interne o esterne che siano, comunicare con eventi e usare il bastone e la carota?
E, ovviamente, non è sufficiente una banale operazione di riduzione di questi aspetti prettamente umani alla sola dimensione razionale, algoritmica, procedurale.
Comprendere non significa necessariamente razionalizzare, ma l'atto di comprensione è prioritario rispetto a qualsiasi obiettivo di efficacia si voglia raggiungere, in qualsiasi settore.
Dunque è ora di aprire le porte di questa nuova misteriosa (per la cultura aziendale) dimensione umana e iniziare a percorrerla senza tabù ma anche attrezzati con un bagaglio culturale nuovo, che fornisca strumenti adeguati a trattare la materia che incontreremo: non si aggiusta un televisore con un martello!
Vi invito allora a partecipare di persona ,comunicandomi una disponibilità per un breve incontro o via web, a questa fondamentale ricerca di cui troverete la presentazione in questo documento e i cui presupposti, suscettibili di critiche anch'essi ovviamente, e domande fondamentali potrete leggere in questo testo.
Ne va delle capacità di cambiamento delle nostre aziende, così urgente in questo momento. Ma sopratutto è in gioco la vita e l'incolumità di tante persone, ancora in balia di sole norme, procedure, corsi e dichiarazioni tanto retoriche quanto inefficaci.
Luciano Martinoli
l.martinoli@cse-crescendo.com