di
Francesco Zanotti
Tutti affogati nelle urgenze. Ovvio che non si può pensare a cose alte e nobili. Noi abbiamo una responsabilità: se non sistemiamo noi i guai con le persone chi lo fa?
Ecco
la mia tesi è che i guai sorgono perché non si pensa alle cose alte e nobili.
Se si pensasse alle cose alte e nobili si eviterebbero i guai, anzi si
costruirebbe sviluppo velocemente.
Il
problema, come sempre, siamo noi. Alla fine, ci fa comodo credere che siano i
guai che ci impediscono di pensare. Con questa scusa evitiamo la fatica dello
studio e il rischio della innovazione.
Evitiamo
di scoprire quante sono le “best practices” controproducenti che, però, continuiamo
a mettere in atto.
Qualche
esempio.
Prassi di cambiamento che generano le resistenze al cambiamento. Ci fa più
comodo dire che le resistenze sono naturali piuttosto che scoprire che siamo
noi che le generiamo.
Prassi formative che costano tempo e denaro e che sono tanto più dannose
quanto più sono efficaci. Ci fa comodo organizzare corsifici, soprattutto se i
contenuti sono di moda. Quasi che il mestiere del manager della formazione sia
simile a quello dell’impresario: mettere sul palcoscenico (in aula) qualche
star.
Le normali pratiche di gestione delle risorse
umane (dalla selezione, alla progettazione di sistemi incentivanti, alla
motivazione) che difendiamo come normali perché abbiamo paura di scoprire che
non hanno senso.
Alla
faccia dell’etica del lavoro, dell’impegno e della responsabilità.
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