di
Francesco Zanotti
Da Incertezza
ed organizzazione di Ugo Morelli, edito da Raffaello Cortina, pag 45.
“Le
organizzazioni oggi riservano a se stesse la pretesa di utilizzare in modo
funzionale risorse come l’intelligenza, l’apprendimento, le relazioni cooperative
e le competenze, trattandole come cose e ritenendo di poterle usare a comando,
come prescrizione, così come nelle forme industriali dell’azione organizzativa
ottenevano l’esecuzione.”
Aggiungo che, non
solo le “cose” che ha citato il Prof. Morelli non sono cose, ma accade “di peggio”.
Accade che
evolvano autonomamente. Questo significa che le organizzazioni non funzionano, ma
evolvono. Il funzionamento è un sotto prodotto dell’evoluzione. Gestire non
significa far funzionare, ma guidare il processo di evoluzione autonoma di una
organizzazione. Che ovviamente, prima, occorre conoscere ...
Mi piacerebbe fare una riflessione a partire dal titolo. Affermare che l'organizzazione è un processo emergente vuol dire che è qualcosa di totalmente diverso dalle parti che la compongono. In questo caso il tutto non è la somma delle parti, è qualcosa di totalmente nuovo che non è affatto riconducbile alle parti iniziali che lo compongono.
RispondiEliminaUn esempio che viene citato spesso da Morelli. Se io prendo due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, ottengo dell'acqua. L'acqua è una proprietà emrgente. "Dipende" dall'idrogeno e dall'ossigeno, ma è qualcosa di completamente diverso. Per capire come funziona l'acqua, i suoi compotamenti, le leggi fisiche dell'acqua, non posso studiare i suoi componenti. Se mi limito a studiare l'idrogeno e l'ossigeno dell'acqua non capisco nulla. Se le organzzazioni sono processi emergenti allora non posso limitarmi a studiare i singoli componeti: le persone, i compiti, le regole ecc. Non capirò mai nulla. Perchè le organizzazioni non sono "cose". Così come le menti delle persone.
Stefano