di
Francesco Zanotti
Da un articolo del “MIT Technology Review” un tema emblematico: la tecnologia toglie posti di lavoro? Da sempre lo sviluppo tecnologico distrugge posti di lavoro nelle
attività tradizionali, ma gli imprenditori riescono ad utilizzare le nuove
tecnologie per avviare nuove attività che rilanciano l’occupazione. Oggi, dice
l’autore, sembra che vi sia una discontinuità. L’innovazione tecnologica
accelera la distruzione dei posti di lavoro, ma non appaiono proposte
imprenditoriali nuove ed intense neanche per pareggiare il conto. Come risolvere
questo problema L’autore dice che non lo sa …
A me
sembra che, invece, la riposta sia semplicissima. Le potenzialità di avviare
nuove attività sono sempre più complesse. Occorrono, allora, progetti d’impresa
molto più articolati. Il problema è che agli imprenditori ed ai manager mancano
le risorse cognitive per riuscire a formulare questi progetti d’impresa. Le risorse
cognitive necessarie riguardano le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa
che sono praticamente del tutto sconosciute, salvo qualche riferimento a
Porter, oramai abbandonato dagli esperti. Oppure ad “Oceano Blu” che fornisce
qualche suggestione, ma brilla per banalità: serve a vendere qualche corso di
formazione. Non viene citato nei testi e nelle riviste professionali di
strategia, non è utilizzato nella prassi di progettazione strategica.
La soluzione
è quella di continuamente migliorare il patrimonio di metodologie e conoscenze
di strategia d’impresa. E diffonderle presso manager ed imprenditori.
Il problema
delle risorse cognitive vale anche per altre sfide gestionali: la sfida del
Change management, ad esempio. Anche qui la si affronta “dimenticando” troppe risorse cognitive: dalle scienze cognitive, alla sociologia alla antropologia.
Se si provasse a confrontare le attuali prassi di Change Management con questa
conoscenze si scoprirebbe che la nozione stessa di Change Management non sta in
piedi.
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