di
Francesco Zanotti
Come
i lettori di questo blog sanno, io sostengo che l’organizzazione informale è il
sistema nel quale emergono i comportamenti. Se si vogliono governare i comportamenti
occorre governarne i processi di emergenza.
Stamattina
leggevo un libro che apparentemente non c’entra nulla con questi temi Inventare
il mondo di Jaques Lévy e altri, edito da Bruno Mondadori. E’ un libro di
geografia, anche se intesa in senso nuovo.
Arrivato
all'ultimo capitolo ci trovo descritto un fenomeno umano che ha un profondo
significato organizzativo. Che mi ha suggerito un nuovo modo di guardare alla
organizzazione informale ed alla sua assoluta rilevanza. In quel capitolo si
parla di situazioni in cui l’uomo viene oppresso da un potere soverchiante: i
campi di concentramento nazisti. Nonostante questo potere che sembra non
lasciare scampo, l’uomo riesce sempre a ricostruire un proprio quotidiano di
libertà. La citazione d’obbligo è il famoso libro di primo Levi: Se questo è un
uomo.
Ora,
certamente l’impresa non esercita un potere di questo tipo sulle persone. Ma un
certo potere sì: attraverso la sua dimensione formale. E di più, si cerca
esplicitamente di governare attraverso la dimensione formale. Bene è necessario
ricordare, per poter gestire organizzazioni, che le persone sono portare a
costruirsi un proprio quotidiano (che io ho chiamato organizzazione informale)
che è il vero ambiente cognitivo, sociale ed antropologico nel quale emergono i
comportamenti.
Detto
diversamente, teniamo tutti presente che i comportamenti delle persone sono
indirizzati a questo costruire quotidianità e non a raggiungere gli obiettivi
aziendali.
Il “maneggiare”
non può che essere la capacità di far coincidere il costruire quotidianità con
il raggiungere obiettivi aziendali.
Includerei anche la necessità di far coincidere gli obbiettivi personali dei managers con quelli dell'azienda ( intesa come organismo che interagisce in un ambiente economico e sociale)
RispondiEliminaLeonardo