di
Francesco Zanotti
Leggo sul Sole di oggi l'articolo “Come riformare la dirigenza PA” di Renato Ruffini. Cosa c’è di ingenuamente sbagliato?
La prima cosa è il sottotitolo “Poche mosse per
rendere più efficienti e competitivi i mestieri dello Stato”. Sì, lo so che la
titolazione non è degli autori. Ma io non voglio prendermela con le persone, ma
con il “non sense”. Quindi non ha importanza chi lo ha scritto. Sta di fatto
che compare. E il lettore giudica tutto insieme: testo e titolo.
Perché questo sotto titolo non va? Perché non ha
alcun senso chiedere che i mestieri dello Stato siano più competitivi. Con chi
diavolo devono competere? Quali sono le forze competitive da contrastare?
L’occasione di questo sottotitolo è l’occasione
per fare un discorso generale. Oramai “competitivo” e competitività” hanno
acquisito il significato di “buono e giusto”. Per dire che una cosa è positiva,
da farsi, gli si aggiusta addosso l’aggettivo competitivo o si dice che serve
alla competitività.
Dobbiamo ricordare che “competitivo” nasce da uno
schema di analisi strategica proposto da M. Porter nei primi anni ’80. Grazie ad
una operazione brillantissima di pubbliche relazioni si è riusciti a imporre
questo schema. Ma, innanzitutto, lo si è immiserito … Solo per fare un esempio:
quanti ricordano che i “competitors” non sono solo i concorrenti, ma anche i
fornitori, clienti, i prodotti sostitutivi, gli entranti potenziali? Oramai i Competitors
sono solo i concorrenti. E, poi, come si è detto si sono trasformate in
concetti valigia “competitivo” e competitività”.
Ma il grave non sta solo qui.
Più grave ancora è che è oramai assodato che lo
schema dell’analisi competitiva è troppo primitivo.
La competizione non è nel mercato, ma nella testa.
L’obiettivo del vantaggio competitivo è irraggiungibile.
Il lettore incredulo legga questo pezzo apparso
su Forbes:
E l’articolo vero e proprio? Il post sta
diventando troppo lungo. Solo un accenno, poi, approfondiremo se a qualcuno interesserà.
Si propone che sia possibile riformare la Pubblica Amministrazione (che è una organizzazione come le altre) basta cambiarne la dimensione formale.
Errore scientifico drammatico.
La qualità della Pubblica Amministrazione dipende dalla qualità della sua organizzazione informale. Essa emerge autonomamente dalla interazione delle persone. L’organizzazione formale è solo lo strumento di questo relazionarsi. Per aumentare la qualità della organizzazione informale occorre attivare una auto riprogettazione della organizzazione informale. Invece di giocare con lacci e lacciuoli, premi e punizioni.
Si propone che sia possibile riformare la Pubblica Amministrazione (che è una organizzazione come le altre) basta cambiarne la dimensione formale.
Errore scientifico drammatico.
La qualità della Pubblica Amministrazione dipende dalla qualità della sua organizzazione informale. Essa emerge autonomamente dalla interazione delle persone. L’organizzazione formale è solo lo strumento di questo relazionarsi. Per aumentare la qualità della organizzazione informale occorre attivare una auto riprogettazione della organizzazione informale. Invece di giocare con lacci e lacciuoli, premi e punizioni.
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