"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

martedì 10 giugno 2014

Perché non ha senso la formazione

di
Francesco Zanotti
Mi riferisco a tutte le attività che hanno l’obiettivo di fornire (far emergere nella formazione più sofisticata) competenze.
Le ragioni per cui sostengo che queste attività non hanno senso sono le seguenti.

La prima è che non si sa quali sono le competenze da fornire. Ognuno si fa il proprio modello di competenze, senza alcun fondamento scientifico. E quello usa per fare una analisi delle esigenze.
Troppe volte si scelgono le competenze che propongono gli amici, i consulenti con cui si ha consuetudine. La colpa del top management è quella di non chiedere il fondamento del modello di competenze che viene usato nella sua impresa.

La seconda è che tanto più il modello di competenze utilizzato è sofisticato, tanto meno è utile.
Nel suo recente Managing, a pag. 89, Henry Mintzberg presenta il suo elenco di competenze ideali per gestire il cambiamento. L’autorevolezza dell’Autore è fuori discussione. Il suo elenco è certamente uno dei più avanzati disponibili. Ma proprio per questo è inutilizzabile. Infatti le competenze che propone sono 13. Poiché sono tutte originali (e quelle che propongono tutti gli altri sono inutili?) e, a suo dire, decisive, occorrerebbe diffonderle tutte. Ma, come si fa? Tredici corsi per tutti e in breve tempo perché è anche urgente che queste competenze siano diffuse?

La terza ragione è che le competenze emergono (usiamo la prospettiva più avanzata) in un contesto e solo in quello hanno senso. I corsi di formazione sono un ambiente virtuale dove certamente si possono far emergere competenze. Ma le competenze che sono emerse in un ambiente virtuale solo in quello hanno senso. Detto diversamente: non possono essere trasferite nell'organizzazione reale.

Detto tutto questo … “Chi se ne frega! Io vado avanti con il mio tran-tran. Chi mai verrà a farmi queste obiezioni?” mi ha risposto un manager.
L’ho guardato con sgomento … Immaginando la tristezza e il danno aziendale del riempire aule di nulla.


2 commenti:

  1. Interessante la risposta del manager. Che ci dice anche della difficoltà a cambiare idea: che è il tema di fondo su cui lavora la formazione. Il manager in questione ha una sua idea della formazione, e nonostante tutte gli argomenti più logici, e le evidenze mostrate, non cambia idea.
    Un po’ come chi fuma: inutile dirgli “Se fumi muori”. Quello continua a fumare fino a che non trova un'altra motivazione dentro di sé. Magari meglio dire “Se fumi ti diventano i denti gialli”.
    Si passa da un piano logico, razionale (la morte), a un piano emotivo, che l’interessato “riconosce”.
    Qui la domanda di fondo è perché si fa formazione? La risposta del manager sembra indicare più un dovere “istituzionale” che una riflessione profonda.
    Un po’ come quando a scuola di decide di dedicare un’ora alle gestione dei conflitti e alla diversità. E poi l’ora dopo si fa matematica e l’insegnante riprende l’alunno perché ha fatto una domanda fuori tema. O tutta la formazione degli insegnanti è orientata a riconoscere il conflitto come parte integrante dell’educazione con le sue dinamiche di dipendenza e autonomia, volta alla valorizzazione della diversità con la fatica che questo comporta, o non ha senso isolare questa tematica in un’ora specifica e poi fare diverso 5 minuti dopo.
    Così in azienda: o la formazione e l’ascolto delle singole esigenze è un esercizio quotidiano, diffuso a tutti i livelli o non ha senso la formazione spot.

    A mio avviso c’è anche un aspetto tacito legato alla formazione: tutti dicono che è importante, ma nessuno vuole che provochi davvero grandi cambiamenti. Se alcune cose dette in aula durante le attività formative si facessero davvero creerebbero davvero tanti problemi a tanti. Forse è meglio che certe cose di dicano solo in aula senza creare troppi effetti,e quindi a tanti manager o responsabili sta bene che la formazione non abbia troppi effetti.
    Stefano P.

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  2. Caro Stefano,
    innanzitutto grazie perchè continui a seguirci.
    Questa volta mi hai fatto capire che l'esempio che ho fatto del manager non era chiaro. Non intendevo un manager utente della formazione. Intendevo un manager della formazione. Che fa spallucce a tutti gli argomenti che ho citato contro la formazione e continua ad organizzarla e commisionarla. E parlo della formazione nelle sue forme più avanzate. Sostengo che tanto più la formazione è di qualità, tanto più crea danni alle persone ed all'organizzazione.
    Io non sto difendendo la formazione, la voglio abolire. Per le ragioni citate. Di queste ragioni mi piacerebbe discutere.
    Poi, non solo la formazione, ma molte altre attività manageriali date per necessarie, in realtà, sono da abolire. Non fare meglio: abolire!
    Ciao a tutti
    F

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