"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

lunedì 24 novembre 2014

Il giudizio sui talenti è soggettivo. Cioè auto contraddittorio.

di
Francesco Zanotti


Sul gruppo di linkedin di AIDP si è aperta una discussione che mi sembra meriti di essere riportata nel nostro blog.
Si parla del bello e del buono della meritocrazia.
Ma io sostengo che la meritocrazia sia un concetto scientificamente ingiustificabile. Le ragioni sono così tante ...
Primo non esiste una unità di misura del merito. Se è così, come faccio a misurare il merito? Tutte le scienze umane stanno cercando di superare la voglia di misurare che è da lasciare ad un fisico classico. 
Secondo, quello che esprime una persona è contestuale. Quindi lo è anche il merito. Forse si può dire che se uno viene giudicato "immeritevole" la colpa è di chi lo guida.
Terzo, i comportamenti delle persone sono contestuali. Poi bisognerebbe chiarire se il merito è una qualche dote naturale o è frutto di impegno ...
Davvero si potrebbe scrivere un poema scientificamente fondatissimo contro il concetto di merito ...
Alla base occorrerebbe poi usare correttamente il concetto di misura.
Mi si dice che è vero che non esiste una possibilità di misurazione universale, ma ve ne sono di contestualizzate. Certo, ma per definizione non sono misure. Cioè operazioni che portano ad un risultato socialmente condiviso. Si finisce con dire che il giudizio di merito è soggettivo. Così distruggendo la possibilità di questo concetto. Lo si trasforma in un arma contro i nemici organizzativi.
Specificando, il misurare è quella operazione che, data una unità di misura, produce un risultato che è indipendente dal misuratore e contesto. Se si dice che un tavolo è lungo 5 metri, questo numero vale per tutti perché esiste un metro universale di riferimento e il tavolo è lungo 5 volte quel metro.
Se non esiste unità di misura universale non si può fare una misurazione. Si fa qualcos'altro (da specificare) che occorrerebbe chiamare in modo diverso, visto che è una operazione diversa da quella della misura. Se poi si vuole parlare di misura "soggettiva", beh allora anche il risultato che si misura è soggettivo.

Cioè il concetto di merito è soggettivo. Come credo dimostri l'esperienza: non esiste mai un accordo su quanto qualcuno ha meritato o demeritato. Quando si introduce la soggettività, si finisce sempre con l'arrivare al ... soggetto. E dire che il valore di una "cosa" (il merito) è soggettivo non è di alcuna utilità sociale. Cioè organizzativa ... Anzi genera conflitti perché tutti saranno convinti che loro non demeritavano. Mai sentito dire da qualcuno che ha demeritato? 

1 commento:

  1. La discussione su AIDP è davvero interssante perché il tema della meritocrazia è uno di quei temi dove tutti sono d’accordo, ma per qualche strana ragione è difficilissimo da applicare.
    E quando tutti sono d’accordo è difficile andare controcorrente e quindi il lavoro di Zanotti nel provocare “vespai” è fondamentale perchè aiuta a vedere in modo diverso cose che rischiamo di banalizzare.
    Sembra un tema molto simile al tema della guerra. Tutti sono d’accordo nel dichiarare che la guerra è assurda e nessuno è a favore della guerra (anche Bush era contro la guerra e a favore della pace), ma poi continuiamo a fare le guerre. Come mai? Forse c’è qualcosa di profondo che ci sfugge ed è ben andare al di la dei moralismi e del senso comune per affrontare il problema.
    Lo stesso discorso vale per la meritocrazia dove oltre al problema della misura, a mio avviso entra anche il tema del conflitto insito in ogni giudizio e valutazione.
    Conflitto che c’è sempre e comunque anche nella mancanza di giudizio e valutazione. Perché se è vero che nessuno è convito di aver demeritato (e si creano conflitti con la meritocrazia che non posso essere negati o banalizzati), è anche vero che ognuno di noi pensa di aver meritato e si creano conflitti anche con la non-meritocrazia e il non giudizio.
    Il tema quindi non è la soluzione di un eventuale conflitto ma la gestione di un conflitto che è ineliminabile, insito in ogni relazione.
    E anche in questo caso non basta affidarsi al semplice intuito o buon senso ma studiare e continuare a costruire una scienza dei conflitti dove le varie discipline (antropologia, scienza sociali, neuroscienze, filosofia, psicologia ecc) hanno portato numerosi contributi ma che necessita di un continua studio e ricerca.
    Stefano

    RispondiElimina