di
Francesco Zanotti
Ma
che ci fanno le persone in una impresa? Domanda scema, mi direte. La risposta è
banale: lavorano. Sottintendendo: eseguono. E, invece, la domanda non è scema e
la risposta che si considera ovvia è sbagliata.
Le persone,
innanzitutto, inventano ogni giorno, attraverso i loro comportamenti di
acquisto, produzione, erogazione e vendita, la reale strategia dell’impresa. Le
strategie definite dall'alto sono così generali che, a mano a mano che scendono
nell'organizzazione, devono venir interpretate. Perché sono più le domande che
stimolano che le risposte che danno. E chi compie, alla fine, l’interpretazione
sostanziale, quella che genera i comportamenti effettivi nei confronti dell’esterno,
sono le persone che stanno alla base dell’organizzazione.
Di quello
che pensano queste persone ai vertici non sanno nulla. Come non sanno quali
sono i comportamenti che vengono effettivamente messi in atto. Cioè non conoscono
quale sia la strategia effettiva che la loro organizzazione sta ponendo in
essere.
Poi. Le
nostre imprese hanno bisogno di innovazioni di sistema, non di banali
innovazione tecnologiche che, alla fine, sono sempre imitative o
imitabilissime. Ad esempio, non serve una nuovo modello di auto, serve una
proposta radicalmente nuova, rispetto all'auto, come è attualmente pensata,
alle nuove esigenze di trasporto individuale. Per costruire questo nuovo senso dell’auto
non servono asettiche, episodiche ed artificiali ricerche di mercato. Serve
vivere nella “carne” della società. E chi vive nella carne profonda di quella
società che, poi, dovrà comprare prodotti e servizi sono, ancora una volta, le
persone che vivono nelle periferie dell’organizzazione. Le persone come
strateghi effettivi dell’oggi e del domani. Ed ora cominciamo pure a parlare di
articolo 18 e quant’altro sta in questi giorni infiammando il dibattito
politico e lo scontro sociale.
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