di
Francesco Zanotti
Capisco il bisogno dei manager HR di difendere il posto di lavoro. Ma non si può danneggiare la propria impresa per farlo.
Mi
spiego. E’ ovvio che le nostre organizzazioni siano senza guida. Ne abbiamo
parlato nell'ultimo post.
Ma
questo sembra non importare a nessuno. La convinzione di un manager HR è: visto che nessuno si occupa della bottom-line, perché dovrei farlo io?
E
così si continua a fare corsi, attivare progetti di cambiamento che fanno
perdere tempo e soldi e che fanno danni.
Io
credo che, prima o poi, serpeggerà le voglia di innovazione profonda. Qualcuno
scoprirà la bellezza, la forza dell’innovazione profonda. Scoprirà che le
conoscenze oggi disponibili permettono di gestire proprio la gente che lavora,
laggiù nell'organizzazione dove si produce, si vende, si eroga.
La
sperimenterà e scoprirà che genera risultati eclatanti.
Il
primo è che partirà genererà una valanga: di licenziamenti dei manager che hanno rifutato di cercare innovazione profonda. Perché l’innovazione
profonda diverrà una responsabilità. E si chiederà ai manager perché per anni
si siano rifiutati di cercarla e sperimentarla.
E
così la politica dello struzzo (mettere la testa sotto la sabbia della banalità
per non affrontare la conoscenza) non riuscirà certo più a difendere il posto
di lavoro.
E,
poi, .. ma dai, ma che dignità è quella che rifiuta ogni innovazione perché ne
ha paura?
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