di
Francesco
Zanotti
Tutti concordano sul fatto che per
progettare una navicella spaziale servono tante conoscenze che provengono da
diverse scienze. Addirittura: tutti sono d’accordo che occorre cercare ed usare
le migliori conoscenze disponibili.
Per progettare una organizzazione, che è
molto più “complessa” di una navicella spaziale, no! Non si usano le conoscenze
che riguardano l’uomo (dalle scienze cognitive alle diverse psicologie), che
riguardano i gruppi di uomini (la
psico-sociologia), che riguardano le organizzazioni nel suo complesso
(sociologia e antropologia). Si usano dilettanti allo sbaraglio che,
inconsciamente, si costruiscono loro personali scienze cognitiv,e psicologie,
psico-sociologie, sociologie, antropologie. Che sono inevitabilmente troppo
povere
Come se un ingegnere potesse chiedere di
essere assunto alla NASA solo perché ha fatto, senza alcuna conoscenza
fondamentale, esperienza. Non accadrà mai. Mi si obietterà: certo l’esperienza
può sostituire la teoria. No! Solo se si è superficiali, lo si può pensare.
Nessun ingegnere farà mai alcuna esperienza senza prima dimostrare di conoscere
la matematica, la fisica … e tutto il sapere “sociale” (frutto della ricerca
mondiale) della sua particolare specialità ingegneristica.
Certo anche nel management si fa così: ci
si accerta che i manager (e lo si fa tanto più quanto più il ruolo è
importante) dispongano di tutte le conoscenze più avanzate di scienze
cognitive, psicologia, psico-sociologia, sociologia e antropologia. O no?
Decisamente no. E se, anche usando tutte
le conoscenze disponibili anche le più sofisticate navicelle hanno incidenti,
troverete la ragione perché le organizzazioni oggi hanno quasi solo e soltanto
incidenti: crescita dei conflitti, perdita di capacità di generare risultati. La
ragione è che, invece che di conoscenze avanzate, per progettarle si usano
conoscenze banali. E, poi, parliamo di crisi. In realtà, invocare la crisi è
solo un modo per scaricare la coscienza: è la nostra “non conoscenza” che
genera le crisi in cui viviamo. La supereremo quando cominceremo, almeno, ad
usare le conoscenze esistenti.
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