di
Francesco Zanotti
Don Lorenzo Milani soleva dire che gli insegnanti andrebbero pagati a
cottimo: un tanto per ogni alunno che superava gli esami.
Il problema non è prendere posizione nel conflitto tra egualitarismo
e elitarismo. Il dovere di una classe
manageriale è quello di superare questa contrapposizione che non ha alcun
fondamento scientifico.
Il paradigma dei talenti è una versione aggiornata dell’elitarismo. Ed è
altrettanto banale.
Io credo che compito di una classe manageriale sia quello di sviluppare
i talenti di tutte le persone. Le quali non sono ovviamente tutte uguali, ma
non perché si situano in posizioni diverse in una qualche ipotetica (e
scientificamente insensata) scala assoluta di merito. Invece, perché sono
dotati di talenti diversi. Uguale nobiltà tra le persone nella diversità di
inclinazioni, desideri, aspirazioni.
Come si fa a valorizzare i talenti di tutti? Non certo cercando di
analizzarli. Ma mobilitandoli. Organizzando processi di autoprogettazione
dell’organizzazione (o della strategia, per i più audaci e più interessati a
risultati rilevanti). I talenti di tutti emergeranno da soli e, con la capacità
di sintesi del management, si autocoordineranno in una organizzazione
armoniosa, efficace ed efficiente. O per realizzare una strategia
rivoluzionaria.
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