di
Francesco Zanotti
Titolo forte, ma realistico.
Cosa
 è l’impresa? E’ un attore che costruisce il suo ambiente di 
riferimento. E’ uno degli attori che costruiscono la società. Se una 
impresa “conserva”, allora si distacca da una società che non sta certo 
ferma e perde di senso.
Chi
 sono gli attori che dentro l’impresa innovano o osservano? Solo le 
persone. Se le persone cercano di conservare la loro identità e il loro 
ruolo, allora anche l’impresa conserva.
Il
 problema strategico di fondo, allora, è come riuscire far sì che le 
persone continuino a rinnovare se stesse per rinnovare, tutte insieme, 
le imprese e la società.
Le
 politiche delle risorse umane dovrebbero avere questo grande obiettivo:
 tener vivo il processo di rinnovamento continuo delle persone e dei 
gruppi di persone.
Per
 raggiungere questo obiettivo, però, è necessario usare tutte le 
migliori conoscenze (la competizione fondamentale è una competizione 
sulla conoscenza) necessarie: dalla scienze cognitive, alle psicologie, 
alla sociologia all’antropologia. Oggi, però, esse non vengono 
utilizzate. Un solo esempio: si insite ancora sul concetto di 
“apprendimento”, quando è oramai evidente che la persona umana non 
apprende, ma ricostruisce continuamente il suo bagaglio di risorse 
cognitive.
Ecco
 spiegato il titolo: il rifiuto delle conoscenze suddette, che è 
l’architrave (sì, caro lettore, hai capito bene: siamo ridotti al fatto 
che l’architrave sia un rifiuto) delle attuali politiche delle risorse 
umane si configura come un vero e proprio tradimento nei confronti 
dell’impresa, della sua capacità di creare valore” ed occupazione.
Ma
 l’Amministratore Delegato non ci chiede queste cose, mi si può 
obiettare. Rispondo: ci mancherebbe lo facesse. Tocca ai manager HR 
proporre innovazione sulle Risorse Umane, non all’Amministratore 
Delegato. Il non proporre innovazione è la colpa “duale” al rifiutare la
 conoscenza.
 
 
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