di
Francesco Zanotti
Apparentemente
è affascinante, con questo retrogusto evangelico …
Ma
qualche riflessione si impone. Come di fa a decidere chi è un talento?
Purtroppo è oramai evidente che la scelta dei talenti dipende non da una misura
oggettiva, ma dal sistema cognitivo del valutatore. E’ psicologicamente,
sociologicamente e antropologicamente soggettiva.
Poi,
quando anche si fossero scelti i talenti, come si fa a capire come svilupparli
e dove impiegarli? Quindi?
Forse
è il caso di esplicitare il retrogusto evangelico. E pensare che il vangelo non
premiava la differenza dei talenti, ma premiava (o puniva) il loro utilizzo. Allora
forse il manager dovrebbe avere la responsabilità di mobilitare i talenti di
tutti senza pretendere prima di conoscerli perché è una cosa impossibile da
farsi.
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