"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

domenica 26 maggio 2013

Prendete ….

di
Francesco Zanotti


… il Top Management e il Consiglio d’Amministrazione che lo guida (complicate, pure le cose, se volete, pensando ad una Governance Duale). Domanda: ma cosa amministrano, guidano, governano costoro? Risposta: sostanzialmente solo i Rapporti tra di loro. Ma non perché sono “cattivi”, ma a causa degli schemi cognitivi che usano …
Seguite il mio ragionamento: mi darete ragione.
Il top management riceve dal Consiglio d’Amministrazione l’incarico di predisporre il Piano Strategico (o Piano Industriale e Business Plan, che dir si voglia). E’ convinzione comune che questo lavoro richieda alcuni mesi. Poi il Piano Strategico deve essere approvato dal Consiglio di Amministrazione: facciamo un altro mese. Ah … salvo che il Piano Strategico sia un Piano di salvataggio o anche solo di ristrutturazione del debito, perché in questo caso dovete aggiungere il tempo di negoziazione con le banche. Poi, si può cominciare a comunicarlo. Prima che arrivi alle persone (sarebbe meglio dire: che lo capiscano e le convinca) passano altri due mesi almeno. Facciamo in tutto per essere buoni sei mesi? Bene, ma ... in questi sei mesi che è accaduto?
Come tutti credo convengano, la vera strategia sta nei pensieri e nei comportamenti (quello che fanno e dicono) delle persone quando producono, si relazionano, vendono ...
In questi sei mesi di elaborazione di vertice ogni persona si è figurata una sua strategia, ha detto e fatto quello che questa strategia suggeriva … E’ difficile che le strategie pensate dalle persone siano coerenti tra di loro. Basti pensare alla tradizionalissima differenza tra chi produce e chi vende … Ognuno si è convinto che la sua strategia sia giusta e se le cose vanno male è perché gli altri hanno in testa strategie sbagliate …
In questi sei mesi, mentre qualcuno progettava una strategia, le persone ne hanno messe in pratica mille altre, per nulla omogenee.
Se questo è vero i top manager e i Consigli d’Amminstrazione hanno gestito solo lo scrivere il Piano Strategico …
Mi direte: ma ora con una comunicazione motivante sistemiamo tutto: indirizziamo, omogeneizziamo.
Ma va …
Innanzitutto questi sei mesi possono aver generato danni irreparabili. E, in ogni caso, hanno creato convinzioni strategiche che il Piano non può smuovere. Anche perché contiene sempre generalità e basta. Contiene quello che gli schemi cognitivi di chi l’ha steso hanno reso visibile e desiderabile. E se top manager ed Amministratori sono rimasti lontani sei mesi dalla gente che pensa e fa, i loro sistemi cognitivi saranno diversi da quelli della gente. Così il Piano Strategico rischia di sembrare non una guida concreta, ma retorica senza senso concreto.

Mi avete seguito, quindi: convenite che top manager ed amministratori governano solo le relazioni tra di loro?



giovedì 23 maggio 2013

I valori non esistono. Che vogliamo cambiare?


di
Francesco Zanotti



Quando si parla di cambiamento la cosa viene buttata sul “pesante”: occorre cambiare i valori. Che è, poi, una sottocategoria di quell'altra affermazione, ancora più “pesante”: occorre cambiare la cultura.
Ora il problema è che tutte le scienze naturali ed umane sono concordi nell'affermare che i valori (lascio stare la cultura, ma per essa vale un ragionamento analogo) non sono oggetti che possono essere installati in una persona, che possono essere “rettificati” come accade  per un cilindro grippato.
In questo senso i valori non esistono come oggetti disincarnati … “oggettivi”. Se non ci sono i valori-oggetto, allora non ha nessun senso cercare di misurarli, di comunicarli, di immaginare che installando certi valori si attivino predefinibili comportamenti.
I valori emergono insieme ai comportamenti all'interno di una Comunità. In genere non vengono “verbalizzati” e, quando lo sono, usano un linguaggio che ha senso all'interno della Comunità che li ha visti emergere.
Allora ha senso attivare processi di emergenza e racconto dei valori all'interno di una Comunità. Questo processo non ha nulla a che vedere con il cambiamento dei valori.
Troppo astratto? Allora prendiamo due amici. Cioè immaginiamo quella situazione di empatia profonda tra persone (di condivisione di una cultura) che sarebbe l’ideale di molte imprese. Come è stata generata? Scrivendo ognuno la propria lista di valori, scambiandosela e negoziando una lista comune? Oppure è arrivato il Parroco che ha dato a tutti e due una lista di valori dicendo di metterla in pratica e i due sono diventati amici?
Ovviamente no … ma perché lo stesso “ovviamente no” non viene pronunciato quando il vertice di una impresa vuole fare come il Parroco?


giovedì 16 maggio 2013

Speravo che quel che ho letto... fosse alla portata di tutti

di
Luciano Martinoli


Qualche settimana fa, a cena a casa di amici, ero fra un avvocato e un ingegnere elettronico, invitati dal nostro comune ospite, ma a me sconosciuti. Come sempre in queste occasioni si cerca di rompere il ghiaccio parlando del più e del meno. Come sempre, tra persone curiose e appassionate di ciò che fanno, si finisce col parlare del proprio lavoro. L'avvocato, con parole semplici e chiare, mi illustrò i termini della complicata questione alla base della riforma Fornero. L'ingegnere, con altrettanta semplicità, le tematiche relative ai sistemi satellitari di posizionamento. Fiero della mia comprensione di tematiche così diverse esclamai ad entrambi: "ma è semplice, tutto quì?"
"Sì, tutto quì" puntualizzò l'ingegnere "ma con quello che ti ho detto non ci costruisco un navigatore satellitare";  "e io non ci vinco una causa" aggiunse l'Avvocato.

lunedì 13 maggio 2013

Sono le domande che generano le risposte


di
Francesco Zanotti


Ogni analisi aziendale (clima, competenze etc.) parte da una ipotesi: che le risposte esistano prima delle domande. Le domande servano a conoscere risposte che esistono, ma sono ancora sconosciute al management.
Se così non fosse a che serve una indagine?
Invece non è così: sono le domande che generano le risposte. Prima di ascoltare le domande è probabile che il rispondente non abbia mai pensato al tema esplorato da quella domanda.
Questo significa che la risposta non pre-esisteva nella sua testa, ma se la è dovuta inventare lì per lì. Allora la risposta dipende dalla domanda, da come è posta, dal momento in cui viene posta, da chi viene posta. Se cambia la forma della domanda, chi la pone, quando la pone, dove la pone, cambiano anche le risposte.
Concludendo, una analisi non permette di avere una immagine oggettiva dell’oggetto che si vuole esplorare. Quello che si misura è la relazione tra chi pone le domande e chi risponde.
Di più … l’instaurarsi della relazione tra analizzatore ed analizzati, cambia l’organizzazione informale, ma non si riesce a capire come.
Che senso ha fare una indagine che misura solo chi vuole misurare, ma che in compenso, genera cambiamento imprevedibili?

giovedì 9 maggio 2013

Perché non si cerca una conoscenza migliore?


di
Francesco Zanotti


Se è vero, come è vero, che noi siamo le nostre risorse cognitive …
Se è vero, come è vero, che oggi la cultura manageriale è scientificamente primitiva e paradossalmente presuntuosa…
Se è vero, come è vero, che non siamo certo nel migliore dei mondi possibili e qualche colpa alle nostre risorse di conoscenza dobbiamo pur darla …
Se è vero, come è vero, che non viviamo proprio la più bella vita personale possibile.
Se è vero, come è vero,  perché non si scatena una corsa a nuove conoscenze per generare nuove pratiche?
Ma perché non abbiamo tempo!
Accidenti c’è la crisi.
Sì esatto quella crisi, quelle resistenze al cambiamento che sono generate dall'usare una cultura manageriale scientificamente primitiva e paradossalmente presuntuosa.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli azionisti …

venerdì 3 maggio 2013

Sto ristrutturando casa!

di
Luciano Martinoli



Immagino che, oltre alla compassionevole solidarietà di chi ha già attraversato questo supplizio, la notizia non susciti altri sentimenti, anzi. 
Eppure ne voglio parlare. 
Ho avuto la fortuna di imbattermi in una squadra di veri professionisti, muratori, imbianchini, elettricisti, idraulici, competenti e appassionati del loro lavoro. Nel confronto quasi quotidiano con loro, e avvalendomi di antiche reminiscenze sulle "cose di casa", ho scoperto che anche quelle tecnologie hanno fatto passi da giganti. Materiali, processi, modalità di uso non sono più quelle di una volta e loro, i professionisti di cui sopra, hanno acquisito le conoscenze dello stato dell'arte, indispensabili per il loro lavoro, informandosi, seguendo corsi,  partecipando a fiere specializzate. Un onere notevole considerando che, essendo liberi professionisti o proprietari-lavoratori della loro impresa, ogni giorno sottratto al lavoro corrisponde ad un mancato ricavo.
Sono poi riandato con la mente agli operai, impiegati, professional di ogni ordine e grado all'interno delle aziende che frequento. Chi fa il suo mestiere per davvero, e con passione, non risparmia lo stesso impegno dei professionisti che mi stanno ristrutturando casa. Certo forse in un ambiente più protetto (corsi aziendali, partecipazioni pagate a convegni e seminari, abbonamenti gratuiti a riviste, ecc.) ma ciò non toglie che anche per loro vi è un costo ineludibile di impegno e studio.
Risalendo la scala gerarchica delle organizzazioni pubbliche e private mi sono poi imbattuto nei "manager", ovvero coloro che, indipendentemente dalla responsabilità che hanno, sono chiamati a dismettere i panni delle professionalità operative che avevano (venditori, amministrativi, operai, impiegati, ecc.) e divenire "gestori di risorse" prime fra tutte, le più importanti e preziose, le Persone.
Cosa sanno delle persone, dei comportamenti, delle dinamiche autonome delle organizzazioni, piccole o grandi che siano, i manager al di là del buon senso e della loro esperienza personale?
Come aggiornano le loro conoscenze , che in questo settore, come in tanti altri, pure si sviluppano di continuo?