di
Francesco Zanotti
Oggi purtroppo i manager sono costretti ad
affermare una loro assoluta indipendenza cognitiva. Devono affermare che
dispongono di tutte le conoscenze necessarie a svolgere il loro ruolo. In più, sono
costretti ad affermare che neanche in futuro potranno essere sviluppate da
parte di terzi nuove conoscenze che possono essere, per il suo ruolo, preziose.
Sono costretti (forse autocostretti), perché l’ammettere
che hanno qualcosa da imparare sminuisce la loro immagine di manager di ferro,
duri e puri, orientati ai risultati senza indulgere in sciocchezze come la
conoscenza. Talenti che più talenti non si può. E se sei un talento così (e ti
hanno dato il posto proprio perché hai detto di essere così) non puoi, per
definizione, andare oltre.
Purtroppo le conoscenze di cui è necessario
disporre per guidare uomini ed organizzazioni sono tante, complesse e in veloce
rivoluzione.
Il manager deve rifiutarle tutte, oggi e nel
futuro, per poter affermare la sua totale autosufficienza cognitiva. Non può
neanche discuterne perché se prendesse atto di tutte le conoscenze che non ha e
che dovrebbe acquisire non potrebbe più sostenere neanche con se stesso questa
sua, a suo giudizio indispensabile per la sua sopravvivenza, indipendenza
cognitiva. Povero … o povera.