"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

lunedì 29 agosto 2016

Costretti ad affermare indipendenza cognitiva

di
Francesco Zanotti

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Oggi purtroppo i manager sono costretti ad affermare una loro assoluta indipendenza cognitiva. Devono affermare che dispongono di tutte le conoscenze necessarie a svolgere il loro ruolo. In più, sono costretti ad affermare che neanche in futuro potranno essere sviluppate da parte di terzi nuove conoscenze che possono essere, per il suo ruolo, preziose.
Sono costretti (forse autocostretti), perché l’ammettere che hanno qualcosa da imparare sminuisce la loro immagine di manager di ferro, duri e puri, orientati ai risultati senza indulgere in sciocchezze come la conoscenza. Talenti che più talenti non si può. E se sei un talento così (e ti hanno dato il posto proprio perché hai detto di essere così) non puoi, per definizione, andare oltre.
Purtroppo le conoscenze di cui è necessario disporre per guidare uomini ed organizzazioni sono tante, complesse e in veloce rivoluzione.
Il manager deve rifiutarle tutte, oggi e nel futuro, per poter affermare la sua totale autosufficienza cognitiva. Non può neanche discuterne perché se prendesse atto di tutte le conoscenze che non ha e che dovrebbe acquisire non potrebbe più sostenere neanche con se stesso questa sua, a suo giudizio indispensabile per la sua sopravvivenza, indipendenza cognitiva. Povero … o povera.


venerdì 26 agosto 2016

L’almanacco del passato

di
Francesco Zanotti

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Dialogo surreale tra un passegger che non solo ha comprato l’almanacco, ma ne è diventato addirittura venditore ed un manager a cui sta provando a venderlo. Un manager che, però, vuole essere tutto tranne che un passeggere: vuole stare ben fisso sulla sua “cadrega”. Detta alla milanese, perché il manager per antonomasia è milanese. Salvo qualche inflessione napoletana.

Il passeggere diventato venditore: Caro manager ho convinto il venditore di almanacchi di piantarla di guardare al passato. Nessuno vuole un anno che somigli a qualcuno di quelli del passato. Ed allora egli ha preparato un almanacco per chi vuole costruire un anno veramente nuovo. Non la storia del futuro, ma le indicazioni su come costruirlo. Lo vuoi?”

Il manager lo sfoglia, tira un sospiro e poi sentenzia “Caro passeggere diventato venditore, il tuo almanacco del futuro è bellissimo. Ma io sono legato ad un presente che presenta (e come fa un presente a non presentare?) tante e tali difficoltà che mi impedisce di guardare al futuro.”

Il passeggere diventato venditore obietta: ma i guai del presente sono proprio il frutto di quello che hai fatto negli anni passati.  Se continui a fare quello che hai fatto continuerai a creare i problemi che oggi ti affliggono.

Il manager non rispose. E lontano si cominciò a risentire la voce del vecchio venditore di almanacchi: ”Almanacchi signori, almanacchi nuovi che raccontano come l’anno nuovo continuerà come gli anni passati. Carichi di quei problemi che garantiscono la cadrega di quelli che sono chiamati a risolverli e che hanno tutto l’interesse a farli continuare.” E il manager si illuminò di immenso e gli corse incontro …

mercoledì 24 agosto 2016

Tornando sulla sciocchezza del cambiamento …

 
di
Francesco Zanotti

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Io credo che faccia bene tornare ogni tanto a riflettere sul mito del cambiamento. Sulla insensatezza di questa parola per quanto riguarda le organizzazioni o i sistemi umani in generale.
E’ scientificamente inevitabile pensare che il verbo “cambiare” vada bene per la ruota di un automobile e non per una organizzazione o un sistema umano.
Infatti.
Innanzitutto è costituito da un meta-messaggio: le persone sono considerate solo strumenti per realizzare il cambiamento che dovrebbe portare ad una maggiore efficienza.
Questo meta messaggio non può essere accettato né dalle persone né dai gruppi organizzativi reali perché non è una occasione di autorealizzazione. Meglio: fornisce una occasione di autorealizzazione che nega l’autorealizzazione. Si viene invitati a dimostrare di esistere, cioè essere dotati di identità libera ed autonoma, ubbidendo. Cioè diventando uno strumento che, per definizione, non ha una identità autonoma.

Ma sopponiamo che l’organizzazione sia fatta di persone che si autorealizzano proprio ubbidendo. Per queste persone il messaggio è paradossale: del tipo “sii spontaneo”. Infatti, la richiesta di diventare ingranaggi è senza contenuti. Supponendo anche di trovare persone disposte a fere da ingranaggi, a queste persone occorre specificare che comportamenti devono mettere in atto. Ovviamente non si possono prescrivere tutti i comportamenti di una persona. Anzi se ne possono prescrivere solo alcuni. Tutti gli altri devono inevitabilmente essere autodeterminati. Allora pretendere che le persone diventino ingranaggi, ma non dire loro che comportamenti devono mettere in atto è del tutto autocontradittorio.

Una versione edulcorata delle procedure è costituita dalle best practices le cui parole d’ordine sono: ottimizzazione, miglioramento continuo, outsourcing.
Ora, esse sono ancor più “parziali” delle procedure. Quindi non possono essere applicate per le stesse ragioni.

In realtà, sono solo strategie molto generali che hanno lo status epistemologico di “mode”. Seguono, infatti, la dinamica a pendolo delle mode. Sono l’equivalente per le imprese dell’alternarsi di gonne corte e lunghe per le donna.

domenica 21 agosto 2016

Motivare o auto gratificarsi

di
Francesco Zanotti

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Esistono certamente persone che sanno fare i trascinatori di popolo. Tutto da discutere a favore di chi è questo trascinare popoli, ma accade che ci riescano.
Queste persone hanno tutto dell’imprenditore e nulla del manager.
Al manager serve una teoria della motivazione per attivare una pratica che motiva.
Questa teoria dovrebbe rispondere alla domanda: perché le persone fanno quello che fanno?
Le scienze psicologiche stanno cercando rispondere a questa domanda. Non ci sono ancora riusciti, ma alcune cose le hanno scoperte. Motivare non significa convincere o manipolare. La motivazione nasce dall’interno della mente ed è contestuale. Motivare è, allora, invitare alla autodeterminazione. L’esatto contrario del convincimento e della manipolazione. Detto diversamente, non vi è alcuna possibilità di far fare alle persone quello che si vuole. E’ possibile solo attivarne in loro un nuovo autosviluppo. Non dico che il fare questo sia o meno auspicabile. Dico che non si può fare nulla di diverso.
Ed allora i corsi di motivazione? Sono sciocchezze che i manager importanti si guardano bene dal seguire. Li fanno seguire agli altri perché “proprio male non faranno”.
E quando si sentono grandi motivatori? Stanno banalmente attivando un processo di autogratificazione. Un po’ peloso anche: serve a giustificare ingiustificabili alti compensi


sabato 20 agosto 2016

L’uovo che si rompe, il digitale e i big data

di
Francesco Zanotti

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Un uovo cade dal tavolo e si rompe. Nessuno è in grado di invertire il processo di rottura. Nessuno è in grado di fare qualcosa perché il processo di caduta e rottura avvenga al contrario.
Qualcuno ha filmato la caduta e la rottura e sorride: io sì che sono capace di farlo e fa girare il film al contrario.
Ma riesce a farlo solo nella sua rappresentazione della realtà … la realtà vera non è un film che si può far funzionare al contrario.
Morale, quando si digitalizza la realtà (si rappresenta la realtà come somma di bit) non si pensi che questa rappresentazione della realtà sia una copia della realtà. Non si pensi che agendo sulla rappresentazione digitale si fanno accadere le stesse cose che accadono nella realtà.
Quando si digitalizza si linearizza (solo perché si linearizza si può invertire il processo) la realtà in un modo anche molto personale (si costruiscono rappresentazioni non equivalenti). Quando si fa girare questa realtà si osservano fenomeni che accadono solo in quella realtà linearizzata che è nostra e personale. In generale non si simula la realtà, ma si costruisce una realtà che l’aggettivo “virtuale” descrive esattamente.
Per essere concreti, quando estraete qualche tendenza o legge di mercato o di quello che volete dai big data, sappiate che queste tendenze e leggi hanno valore assoluto solo per voi e per il modo in cui avete letto quei dati. Non nella realtà. E più sono big più la vostra lettura sarà virtuale e personale.


giovedì 18 agosto 2016

Il piano inclinato e le palline

di
Francesco Zanotti

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Oggi (purtroppo) si pensa che l’organizzazione sia come un piano inclinato dove possono far scorrere le palline (le persone) ed esiste la forza di gravità che le fa scendere come il piano inclinato permette.
Gestire è allora predisporre il piano inclinato in modo opportuno: più alto più basso, più ripido o meno ripido. Cioè progettare le strutture organizzative. E, poi, scegliere le palline più adatte al piano inclinato ed ai risultati che si vuole raggiungere: bella rotonda e liscia, più o meno pesante. Cioè scegliere le persone che hanno le caratteristiche più adatte.
La forza di gravità smuoverà tutto. E la forza di gravità e il management che esercita leadership, motiva le persone e, quindi,  fa fare loro quello che vuole.
Dico “purtroppo” perché l’organizzazione condiziona certo i comportamenti, ma non si sa come. Le “proprietà” delle persone sono sconosciute e non conoscibili. Le persone ubbidiscono agli ordini che vengono loro dati. Ma non sono certo ordini che riguardano tutti i loro comportamenti, anzi sono pochini pochini. Quindi si muovono quasi sempre come (Purgatorio, canto XXIV):
I’mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch’è ditta dentro vo significando."


lunedì 15 agosto 2016

Conflitti diffusi

di
Francesco Zanotti

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Ho preso dalla rete e reso anonimo un dibattito in rete a commento di un articolo sulla Vittoria di Bolt nei 100 piani a Rio 2016.
Serve a misurare l’intensità e l’assurdità dei conflitti. Ne accadono dello steso tipo ogni secondo in ogni organizzazione.

Giovanni
Ma si possono scrivere certe puttanate!!! Si può scrivere "la notte del Re della Terra"!!??!! Ma che cavolo!! E' solo un grande atleta, tutto qui! E chi sarà mai... Dio sceso in terra un'altra volta!? E imparate ad usare le parole e le espressioni... giornalisti da strapazzo!!

Filippo
esaltazioni per una scimmia che corre siamo al delirio totale.

Bartolomeo
Filippo Non capisco perchè lo definisci scimmia.

Filippo
Bartolomeo bolt è somaticamente un paleo negride, ergo ...

Giovanna
Filippo ominide e anche un po’ idiota

E poi si finisce, dulcis in fundo con la teoria del complotto

Filippo
il dopato americano tyson gay (e gli hanno pure ritirato la medaglia olimpica) che va a rio 2016 mentre il russo plotnikov (mai dopato in vita sua) se ne deve stare a casa, e queste sarebbero le olimpiadi?

Bartolomeo
No, non sono Olimpiadi, le Olimpiadi sono finite da un pezzo, così come quasi tutto lo sport.

Provate voi  a far lavorare insieme Giovanni, Filippo, Bartolomeo e Giovanna: litigherebbero ferocemente tra di loro e vi accuserebbero di complottare contro di loto per sfruttarli

Quanti Giovanni, Filippo, Bartolomeo e Giovanna avete nella vostra organizzazione?

venerdì 12 agosto 2016

Il modello della mente come strumento manageriale

di
Francesco Zanotti

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Chiunque si occupi di risorse umane dovrebbe essere un esperto del funzionamento della mente. Come chi si occupa di medicina deve avere chiaro in testa un modello del corpo umano. Tanto è vero che deve fare monumentali esami di anatomia …
Purtroppo a manager e formatori non si chiede di disporre del più avanzato modello possibile della mente. Pensano, sbagliando, di guidare e modificare la mente (dopo tutto la formazione modifica la mente) senza conoscere come è fatta e come funziona. Salvo utilizzare una versione cognitivista primitiva della mente: la mente è come un computer.
Per superare questa “trascuratezza” mi permetto un suggerimento: “Il modello psicoanalitico della mente” di Elisabeth L. Auchincloss tradotto da Cortina. L’autrice garantisce che è modello compatibile con le teorie della mente e del cervello più avanzate. Così come degli altri approcci psicologici.

Non ha un utilizzo clinico, ma è utilissimo a chiunque abbia che fare con la mente.