di
Francesco Zanotti
Immaginate
un muratore che viene da voi e vi dice: ti racconto le mie intuizioni, le mie
riflessioni e le mie esperienze sul calcolo strutturale.
Immaginate
un ingegnere che vi dice: vi racconto le mie intuizioni, le mie riflessioni e
le mie esperienze sul calcolo strutturale.
A chi
dareste ascolto?
Al
secondo, ovviamente. Perché? Perché immaginate che egli parta dalla conoscenza
dello stato dell’arte del calcolo strutturale e vi racconti il suo contributo e
le sue esperienze per migliorarlo. Perché pensate che il muratore, invece, non
può essere al corrente dello stato dell’arte del calcolo strutturale
Arriviamo
al management. Vi sono quasi soltanto muratori che vogliono fare gli ingegneri.
Persone
che raccontano intuizioni ed esperienze, ma non partono (per loro esplicita
ammissione) dallo stato dell’arte di quello che si conosce sull'uomo e su quei
sistemi di uomini che sono le organizzazioni. Ma partono da proprie visioni
dell’uomo e delle organizzazioni che prescindono quasi totalmente dalle
conoscenze esistenti. Muratori del management che costruiscono solipsistiche
ideologie personali, pretendendo che abbiano valore universale.
Pensandoci
bene, devo, però, chiedere scusa ai muratori. Essi non si sognano neppure di
rimanere indifferenti rispetto alla conoscenza: cercano nuova conoscenza, la
studiano e la usano. Sì, i muratori investono tempo (quindi denaro) in una
ricerca e studio continui che cambiano continuamente il loro mestiere.
Rimando
al post di Luciano Martinoli che ha già raccontato dei muratori moderni nel
post