di
Francesco Zanotti
Una
area di conoscenza (ad esempio, il management) è un insieme di pensieri
condivisi che sono diventati realtà.
Ma
quale è la qualità di questi pensieri condivisi? Nel caso del management questi
pensieri sono molto poveri. Ciononostante vengono scambiati con la realtà.
Prendiamo
il concetto di competenza. Tutti lo usano. E ne danno una declinazione
personale: avete mai visto due elenchi di competenze uguali? Avere mai visto
due consulenti che partono dallo stesso elenco? Non accade mai. Si presentano
con orgoglio con la propria visione delle competenze, il proprio elenco delle competenze
e si chiede alle imprese di investire in quelle. Più investono meglio è! Se poi
la gente non lavorasse per acquisire quelle competenze sarebbe ancora meglio.
Così
le imprese rischiano di investire solo nei sogni di qualche consulente, perché è
amico di non si sa chi.
Come
ho anticipato, sono anche sogni poveri … Raccontano che le competenze siano
oggetti che si possano installare nella testa della gente. Raccontano, poi, che
queste competenze si concretizzeranno in comportamenti prevedibili ed in
risultati altrettanto prevedibili.
Sciocchezze
cognitive, psicologiche, sociologiche ed antropologiche. Troppi amministratori
delegati … delegano troppo. E si ritrovano l’impresa percorsa da torme di
pensieri poveri che diventano realtà povere. Rendendo povero anche lui.
La prossima volta racconterò un caso emblematico di rifiuto del confronto con altri pensieri capaci di costruire altre realtà. Molto migliori dal punto di vista dei risultati e dei costi da sostenere.