di
Francesco Zanotti
Tutti
sanno cosa sia un transistor. E’ un aggeggino che può fare sia da amplificatore, che da porta logica. Fa la stessa
funzione di una valvola termoionica. Ma con una efficienza ed efficacia
completamente diverse. Così diverse che alcune “realizzazioni” sono state possibili
solo perché ci sono i transistor.
Innanzitutto,
le prime radio a transistor dei primi anni ’60: piccole, trasportabili,
alimentabili da batterie, senza una produzione eccessiva di calore. Ricordate
le radioline (appunto, a transistor) sulle spiagge a sentire “il calcio minuto per
minuto”?
Poi,
tutti i computer e tutti gli aggeggi elettronici che avete per le mani che
funzionano grazie a miriadi quasi infinite di transistor piccolissimi e integrati
insieme.
Quando
sono stati costruiti transistor utilizzabili in applicazioni concrete, tutti si
sono buttati ad utilizzarli (salvo in alcune applicazioni particolari). Nessuno
ha risposto: va beh certo sono straordinari, garantiscono prestazioni
altrimenti non raggiungibili, ma io ho il programma di produzione di oggetti
che funzionano a valvole che mi assorbe completamente. Me ne occuperò quando
avrò tempo.
Meglio,
alcuni hanno risposto così, ma sono stati buttati fuori velocissimamente dal mercato.
Perché
questa filippica sui transistor?
Perché
oggi le rivoluzioni non accadono solo nella tecnologia, ma anche nella “materie”
soft. In particolare, si sta affermando una visione emergente delle persone e
delle organizzazioni che permette di rivoluzionare tutte le azioni di governo: gestione
del funzionamento, sviluppo delle persone, cambiamento dell’organizzazione,
formazione. Si eliminano i costi di formazione, si recupera il governo dei
comportamenti, si crea un ambiente organizzativo che le persone trovano un
ideale luogo di auto realizzazione …
Purtroppo
esistono ancora manager che riconoscono queste novità, esse li entusiasmano, ma
poi fuggono. Abbiamo le nostre urgenze, i nostri programmi. Come i rifiutatori
di transistor …
E’
inutile esplicitare una “morale” evidente.
Solo
un invito. Cari manager, quando vi convincete di una qualche rivoluzione
possibile, abbiate coraggio. Il tempo, le urgenze, i programmi già fatti non
siano una scusa. Altrimenti non solo la vostra azienda, ma tutta la società che
quella azienda serve ne avrà un danno. In realtà la crisi che stiamo vivendo è
una crisi di conservazione. Non peggioratela sposando ad oltranza la
conservazione …
Certo
l’innovazione comporta comportamenti radicali, come è accaduto ai progettisti
che hanno dovuto smettere di lavorare con corrente alternata a 220 Volt ed
abituarsi a lavorare con correnti continue generate da potenziali di una decina
di Volt.
Ma seguendo
innovazioni radicali i risultati sono eclatanti. Il rifiutare l’innovazione (anche
solo spostarne l’utilizzo) genera pure risultati eclatanti, ma eclatantemente
negativi.